Semplice 2020

Giorni di studio intorno alla semplicità complessa delle arti dal vivo e sulla loro documentazione.

Con Elena Bucci

In questi giorni sospesi, densi di pensieri, domande, paure e speranze, è vitale per me immaginare gli slanci verso il futuro. Riprendo con gioia la pratica del laboratorio che tanto mi ha dato, per il teatro e per la vita, tornando a temi che mi stanno molto a cuore, già toccati in passato ma sempre nuovi e in trasformazione. Ecco SEMPLICE 2020.

Semplice non vuole dire facile / complesso non significa difficile / difficile non sempre è prezioso / prezioso spesso ha un essenza semplice / e il semplice apre la porta a tutti / e più si imparano le tecniche e si assommano le esperienze più sembra facile e difficile allo stesso tempo stare sulla scena / più si ha voglia di saltare nel vuoto, provare, rischiare / e si desidera abbandonare la competizione per l’emulazione / il premio per la gioia.

Questo è il regalo del tempo: nonostante ogni scelta necessiti di sempre maggiore riflessione, nonostante si siano svelate le difficoltà in tutta la loro magnificente necessità e saggezza, ancora di più si cercano naturalezza e semplicità, sia che ci si occupi di scrittura, che di recitare, che di dirigere, che di guardare o di tutte quante le cose insieme.

Questi giorni di studio, incontri, vicinanza, saranno dedicati ad una ricerca intorno alla preziosità dell’arte del teatro e agli strumenti di espressione e libertà che essa offre.

Anche senza trucchi speciali, anche senza scene e senza costumi, anche nella semplicità di un paesaggio o di una stanza, quando il teatro si manifesta lascia stupefatti ed emozionati, rivelando ciò che ci rende simili e vicini.

In quest’epoca di inebrianti velocità e di moltiplicazione dei mezzi di informazione e comunicazione, il teatro più che mai si dimostra un’arte anacronistica e futura, il luogo di un patto dal vivo tra gli umani che non smette mai di offrire occasioni di conoscenza e mutamento. Ci insegna a pensare altre vie da quelle che ci vengono quotidianamente offerte dal mondo delle compravendite.

Perché di fronte ad un gesto, ad una voce, ad un suono restiamo incantati e come trasportati altrove, proiettati in un viaggio nel tempo insieme a tutti coloro con i quali diventiamo un pubblico?  Per quale magia, trovandoci sulla scena, siamo noi e non più noi e riusciamo ad attingere ad un patrimonio di suggestioni e visioni che non sapevamo di avere?

Da queste domande semplici partirà questo tempo insieme, nel quale attraverseremo elementi di tecnica, improvvisazione, scrittura, messa in scena, recitazione, tutte le parti insomma che camminano insieme a formare quel tutto che è il teatro.

A questo percorso, se i partecipanti saranno d’accordo, si aggiunge un tempo dedicato all’analisi del senso e delle modalità delle riprese video in teatro e alle possibilità di documentare il laboratorio. Immaginiamo di sperimentare come restituire e tradurre in video alcuni istanti preziosi dell’arte dal vivo e come documentare, il processo di creazione di un atto di teatro.

Si consigliano abiti comodi ma non sportivi. Sarebbe interessante se, indipendentemente dal genere, ogni partecipante si dotasse di abiti maschili e femminili, scarpe particolari, parrucche. Saranno utili carta e penna, dipinti, fotografie, musiche, strumenti musicali.

Elena Bucci